Una partita che passerà alla storia. Una partita che solo se hai DNA nerazzurro al 100% puoi comprendere.

Si riparte dal 3-3 dell’andata quando tutti avremmo temuto di partire da un 4-0 secco. Già in sé è un piccolo miracolo: senza punte titolari in grado di deambulare; con i tuoi centrocampisti spossati da un numero inverecondo di partite; con la tua difesa sempre bucata in tanti, troppi match. E invece sei qui, e ti giochi la finale. È una di quelle serate che nessun tifoso vorrebbe perdersi.

Il primo tempo è esattamente quello che avremmo dovuto giocare: il Barcellona gioca altissimo e tecnicissimo, noi giochiamo controllando la palla quando possiamo, difendendo e cercando l’imbucata sugli esterni anche se stasera Cavallo Pazzo si accende a sprazzi e Dimarco ha un pessimo cliente. Ma questa è la partita dei wormhole.

I wormhole sono tunnel spazio temporali che connettono diverse dimensioni. Per esempio quella in cui il Barcellona è sotto di due gol all’intervallo grazie a un gol di Lautaro che gioca su una gamba sola e a un rigore assegnato grazie al VAR da quel nazista maledetto di Marciniak e segnato da Calhanoglu (quasi l’unica cosa giusta fatta nelle due semifinali oltre al fallo a centrocampo che gli vale il giallo ma ferma un contropiede culé).

All’intervallo c’è troppo ottimismo sugli spalti e le mie bestemmie si levano tonanti. Devo pure redarguire diverse persone che pensano di cambiare posto tra il primo e il secondo tempo. Ma l’errore grossolano lo faccio io togliendomi la giacca. E il wormhole mi punisce. Perché mi risputa nella dimensione normale di quest’anno.

Rientriamo nel secondo tempo troppo convinti di averla già chiusa, il Barça ci schiaccia, i nostri cc (soprattutto Calha e Barella in serata “forse”) non aiutano abbastanza, Bisteck entra nella fase “faccio una stronzata ogni volta che tocco il pallone” e solo Sommer e Acerbi ci tengono a galla per i primi 15 minuti. Ma non può continuare: Inzaghi se ne accorge e pensa di mettere Carlos, tentenna, e giustappunto prendiamo il primo gol (proprio con Eric Garcia dimenticato dal lato di Dimarco morto in campo). Fa il cambio, ma Carlos entra malino (si riprenderà successivamente ma i suoi primi 15-20 minuti sono abbastanza negativi) e non basta ad evitare il secondo gol, anche se in mezzo quella merda gobba di Szczesny nega un euro gol a Barella (prima cosa veramente ai suoi livelli della partita, la seconda poteva essere molto dopo se lo stronzo polacco con il fischietto non lo avesse fermato solo davanti al portiere al minuto 2:58 dei 3:00 di recupero concessi nel primo tempo supplementare, una roba in sé mai vista) .

Pareggio tremendo che fa volare i blaugrana e ci mette nel tritacarne. È la mia prima morte della serata. Sommer ci tiene in piedi con numeri da circo (pure prima del secondo gol fa due parate assurde) e anche il palo ci aiuta, insieme al VAR che toglie un rigore su Yamal che avrebbe chiuso tutto. Dopo il pareggio ingaggia un duello totale con il 2007 fenomeno blaugrana togliendogli una palla dall’incrocio dei pali. All’87esimo il destino ci punisce amaramente: Raphinha (ma che cazzo vuole da noi stammerda?) prima di sinistro spara a colpo sicuro ma Sommer respinge; ovviamente la palla torna sul destro del numero 11 culé che insacca (e purtroppo il suo compagno in fuori gioco si ricorda di non toccarla). È la mia seconda morte della serata. Diversi escono dallo stadio con me che li insulto chiedendo che gli straccino la tessera per sempre. Rimetto la giacca per evocare il wormhole.

E il tunnel si riapre. Yamal spara sul palo al 92esimo. Risorgiamo. Non so dove troviamo le energie, ma Cavallo Pazzo si accende, asfalta il capitano del Barça e la mette in mezzo dove c’è Acerbi (!!!!!!!) che la insacca all’incrocio con un colpo perfetto da vero attaccante. Lo stadio esplode. Nessuno capisce più un cazzo di niente. Neanche il Barça che era convinto di aver vinto. E invece. Ma non è finita perché al 95esimo Yamal solo in area spara centrale su Sommer. Siamo ancora vivi e non sappiamo manco perché.

Nel frattempo abbiamo dovuto cedere e Lautaro è uscito per Taremi che entra benissimo per una volta facendo esattamente quello che gli chiediamo da inizio anno. Anche Frattesi entra e cerca in tutti i modi di tenere su la squadra spolmonandosi. E Darmian dà ordine che Bisteck aveva ormai perso via. L’unico non all’altezza è Zielinski che Inzaghi sposta tre volte per il campo sperando di trovare una quadra.

È tempo di cambiare di nuovo dimensione e il wormhole mi asseconda: l’Inter dei supplementari è l’Inter che avrei voluto vedere più spesso quest’anno. Concentrati, determinati, senza sconti per nessuno. È il minuto 98: finalmente anche Tikus si accende, tiene un pallone (uno!), semina l’avversario, serve Taremi che appoggia per Frattesi, finta e palla nell’angolino à la Milito. Siamo in vantaggio e il termine esplosione non rende l’idea di quello che accade sugli spalti. Per un attimo penso di morire lì, invece sopravvivo, perché la terza morte deve ancora venire.

Il Barça attacca a testa bassa, ma anche noi rischiamo di aggiungere un altro gol, soprattutto con Frattesi che però non riesce a centrare l’angolino. In compenso Sommer viene posseduto dallo spirito di Julio Cesar e sfiora una sabongia di Yamal indirizzata nel sette quanto basta per metterla in angolo. La mia terza morte è servita. Faccio giusto in tempo a resuscitare per morire di nuovo quando al 122esimo rischiamo di prendere gol di testa con DeVrij (entrato per uno stanchissimo Denzel spostando San Matteo Darmian sulla fascia per controllare le folate culé) immolato per fermare pallone e uomo, conquistando pure l’ultimo fallo del match. Eroe dei due mondi.

Arriva il triplice fischio dopo 2 tempi supplementari di altissimo livello che ci regalano la finale. La mia terza finale. Non avrei scommesso di vederne neanche una nella mia vita. Altro che dimensioni parallele e film di fantascienza, basta andare a San Siro a vedere l’Inter per vivere l’imponderabile e attraversare il wormhole.

Macchinina nerazzurra dove vai? Quanti chilometri farai? Quelli necessari. A Monaco, cazzo!